Gerusalemme in una spirale di odio e violenza
Il sanguinoso attacco alla sinagoga di Gerusalemme avvenuto ieri ha fatto ripiombare Israele nell’incubo. Il bilancio delle vittime parla di quattro rabbini morti, uccisi durante il rito della preghiera mattutina. Sette i feriti. Deceduti anche un poliziotto e i due attentatori, freddati dagli ufficiali delle forze dell’ordine israeliane. Il premier Benjamin Netanyahu aveva promesso una risposta immediata e stanotte l’esercito e la polizia israeliani hanno distrutto la casa del palestinese ritenuto responsabile dell’attentato in cui il 22 ottobre scorso rimasero uccisi un neonato e una giovane donna, investiti da un’auto ad alta velocità. Altre abitazioni palestinesi subiranno la stessa sorte, incluse quelle dei cugini Oday e Ghannan Abu Jamal, gli autori della strage di ieri. Intanto, a Gerusalemme la violenza è esplosa in diversi quartieri cittadini, con ripetuti scontri fra polizia e palestinesi a colpi di sassi, petardi, armi da taglio. Numerosi i feriti e gli aggrediti fra i civili di entrambi i fronti. Lo “Shin Beth”, l’agenzia di intelligence israeliana, ha arrestato 23 estremisti ebrei e 4 palestinesi. Il ministro della Sicurezza Interna Yizhak Aharonovich afferma che “non è un’Intifada”, ma le misure di sicurezza sono in crescendo: si prevede una nuova normativa che faciliterà il possesso di armi da parte dei civili. Intanto, centinaia di fedeli sono tornati a pregare collettivamente alla sinagoga di Har Nof assaltata ieri. Israele ha seguito la liturgia in diretta tv e radio. Da Roma, il Papa ha espresso il suo cordoglio: “Questa violenza inaccettabile non risparmia neanche i luoghi di culto. Costruire la pace è difficile ma vivere senza è un tormento. Bisogna prendere decisioni coraggiose per porre fine a questa spirale di odio”.