Ospedale di Policoro: '' Mio figlio salvato dalla peritonite''

26.11.2014 13:36

Si fa un gran parlare nel nostro Paese della sanità e dei suoi problemi. La professione medica è senza ombra di dubbio una delle più delicate, perché un eventuale errore potrebbe risultare fatale al paziente. Una professione per la quale è doverosa la massima concentrazione, nel modo più assoluto non sono ammesse negligenze e incompetenze da parte dei medici e degli altri operatori sanitari. E purtroppo spesso le cronache pongono alla nostra attenzione casi di malasanità. 

Siamo venuti a conoscenza di una vicenda, che ha tenuto in grande apprensione gli interessati, ma la cui conclusione ha fatto per buona sorte  tirare un gran respiro di sollievo, perché tutto si è concluso per il meglio: pericolo scampato.

Ma sentiamo cosa è accaduto dalle parole della sig.ra Vincenzina Malvasi, affettivamente più che coinvolta nel caso: “Voglio pubblicamente rivolgere un grazie di cuore al dott. Vincenzo Sassone, primario del reparto di Chirurgia dell’ospedale di Policoro. Gli sarò riconoscente per sempre. Ha salvato mio figlio con un intervento operatorio durato oltre due ore, riuscendo a sconfiggere una bruttissima peritonite (mi ha confessato che non ne vedeva una così grave da oltre trent’anni). Ma non è tutto. Voglio dire che la sua semplicità, la sua modestia, la sua umanità sono pari alla sua palese competenza. Non si è per nulla beato dei miei ringraziamenti, si è sempre schermito dicendo che c’era da ringraziare solo il Padreterno. Sarà così, ma di sicuro il Padreterno si è servito delle sue mani esperte, del suo cuore grande, della sua competenza e della sua elevata professionalità. Grazie ancora, caro dott. Sassone. E un altro grazie voglio rivolgerlo alla caposala, alle infermiere, alle O.S.S., che svolgono il loro lavoro con vera passione, autentica dedizione ed elevata professionalità, ma soprattutto con tanta umanità”.

Questa vicenda ho voluto raccontarla per rendere merito al dott. Sassone e a chi si è ben adoperato per salvare la vita a mio figlio, ma anche per cercare di far riflettere e stimolare chi a volte nei confronti dei pazienti agisce con superficialità, con freddezza, senza un minimo di sensibilità e di calore umano. Ci sarò riuscita? Mi auguro proprio di sì”

Fonte: Ilmetapontino.it